Il premio Nobel ad Al Gore per il suo film “Una scomoda verità” (“An inconvenient truth”) e all’IPCC per i suoi rapporti sul clima è inequivocabilmente una scelta di politica econonviolenta.
A pochi giorni dall’apertura di questo umile blog tale notizia non può che essere accolta con la massima gioia. Ma c’è un di più: è la prima volta che il premio Nobel per la Pace viene assegnato ad un autore di film, ed è in qualche modo, dunque, anche un Nobel allo strumento artistico della ripresa cinematografica. L’arte finalizzata al bene comune. Doppio gaudio.
Ora è ufficiale: quando consumiamo idrocarburi inutilmente stiamo facendo violenza all’ecosistema. E’ ora di smetterla. Ciò non deve essere confuso col pauperismo ma come indicazione a risparmiare il più possibile tagliando radicalmente sprechi e consumi non necessari. Ciò può danneggiare il PIL? Sì, può, ma ne vale la pena dato che consumando meno si può lavorare meno ed avere quindi più tempo libero per il proprio amore e le proprie passioni. In un colpo solo si fatica meno, si gioisce di più e si preserva l’ecosistema a favore dei nostri (vostri) figli e delle future generazioni. Se il buon senso esiste, questo è buon senso distillato.
L’econonviolenza di una persona è inversamente proporzionale ai suoi consumi, ossia alla sua impronta ecologica. Puoi misurare la tua impronta ecologica sul sito del WWF al link che trovi anche su questo blog. Abbiamo una sola Terra, perseverare nel sovrappopolarla, inquinarla, consumarla, in definitiva violentarla oltre il necessario per stare bene sarebbe veramente diabolico e foriero delle peggiori sciagure.
Solo una preghiera finale: tenetevi lontani dai consumi e dalle emisioni in atmosfera di Al.
1 commento:
Posto qui il commento di Michele Serra comparso su Repubblica di oggi:
"Sta diventando molto di moda, tra i reazionari-chic e nelle vivaci ridotte
del politicamente scorretto, sfottere Al Gore e in generale prendere
per fesserie tutte o quasi le previsioni fosche sul futuro del pianeta,
da quelle climatiche all'allarme per l'inquinamento dell'aria e delle acque.
Si sottolineano le imprecisioni, le approssimazioni, le esagerazioni
delle famose Cassandre, si cercano gli errori con quel genere
di gongolante pedanteria di chi coglie in castagna il famoso romanziere
a pagina 323, e pazienza se fino a pagina 322 era un capolavoro.
Si capisce che sia molto più vantaggioso immaginare che l'inquinamento,
l'effetto serra e in generale la sensazione di deterioramento ambientale
siano frutto della fantasia di un gruppo di dementi o di iettatori.
E che sia un vero spasso scoprire che Al Gore ha scritto 8,6 per cento
e invece era il 7,3. Rimane il fatto (definibile per via empirica, non ideologica)
che l'equilibrio tra uomo ed ambiente, a partire dalla spaventosa progressione
quantitativa della nostra specie, ci appare sempre più precario.
Ci pare molto meglio preoccuparcene, insieme a quale cretino di Gore,
piuttosto che ridacchiare in un angolino in compagnia degli intelligentoni negazionisti."
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