lunedì 14 gennaio 2008
PREPARIAMOCI, IL FUTURO E’ FATTO DI PASSATO
© Photographer: F. Argonauta | Agency: Dreamstime.com
La fine dell’era del petrolio a 4 soldi, durata un paio di secoli, ci ricondurrà ad uno stile di vita più simile a quello del passato remoto. Sapremo affrontare la transizione che ha già avuto inizio? Tralasciando le proposte politiche (già accennate in altri post) ora voglio soffermarmi sulle scelte che ognuno di noi può attuare al fine di sopportare meglio una transizione economica e sociale ineludibile.
1) Se avete dei risparmi in banca ritirateli in tempo. In caso di collasso è meglio aver messo anzitempo i propri soldi (meglio se monete d’oro che non si svalutano) sotto una mattonella piuttosto che trovarsi nell’elenco senza speranza dei creditori di una banca fallita. E’ recentemente cominciato a capitare a Londra, non solo in Argentina
2) Se siete cittadini cominciate pure a pensare di riorganizzare la vostra vita in modo da allontanarvi il più possibile da ogni grande città. Le grandi città, insegnano le grandi crisi belliche del passato, sono luoghi invivibili mentre chi abita la campagna in un modo o nell’altro più facilmente riesce a sostentarsi
3) Cominciamo da subito, e nei limiti del possibile di ognuno, a ridurre i nostri consumi. Una riduzione graduale dei consumi è assai meno drammatica del passare repentinamente dal consumismo alle inevitabili ristrettezze che la crisi energetica dovuta alla sovrappopolazione indubbiamente comporta.
Già lo so: qualcuno mi darà del catastrofista, ma poco me ne importa, chi ha orecchie per intendere intenda. Con questi semplici accorgimenti (semplici se programmati e attuati per tempo) si può perseguire l’econonviolenza in un periodo di collasso economico e sociale. La prospettiva, dati alla mano, è inequivocabilmente questa. Meglio non farsi trovare impreparati.
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4 commenti:
> "La fine dell'era petrolifera, durata un paio di secoli, ci ricondurrà
> ad uno stile di vita più simile a quello del passato remoto. Sapremo
> affrontare la transizione che ha già avuto inizio?
E' quello di cui sono convinto anch'io dall'inizio. Non so immaginare
la costruzione di un sistema dinamico articolato di definizione, ma di
una cosa sono certo, e che la curva a campana consente di immaginare
il futuro energetico attraverso la retrovisione della curva stessa;
sappiamo cioè come si viveva a ogni stadio dell'affermarsi dei
combustibili fossili; certo c'è un drammatico fattore demografico (la
popolazione è triplicata dagli inizi del '900) ma ci sono fattori
anticiclici potenti, la smateriabilità di molte attività prima
energeticamente spaventose, si pensi alla stampa su carta a piombo, la
enorme minor voracità energetica di apparecchi di uso comune, la
residualità comunque significativa di riserve fossili e di fonti di
energia impensabili negli anni '30, per dire, dal nucleare all'eolico
di alta quota. Se sapessi tradurre in coefficienti questi esiti
storici e inserirli in un sistema che descriva l'organizzazione
collettiva concreta delle nostre società all'epoca iniziale della
curva, d'istinto, indimostrabile, immagino gli anni '30, una società
di per se gestibilissima anche se con paradigmi rovesciati rispetto
all'individualismo moderno. Eppure se evoco questi scenari ai miei
amici abituali, trovo un muro peggiore che a preconizzare apocalissi
improvvise precedute fino al giorno prima dal BAU: è come se una
linearità improvvisamente apocalittica spostata in un futuro
incombente ma indeterminato fosse preferibile nel whishful thinking
generale a un piano B realistico ma spiazzante e immediato nella
implementabilità...
Avete bisogno entrambi di un buon supporto psichiatrico e/o di una donna.
Per quanto riguarda l'articolo condivido pienamente, basta seguire certeargomenti ormai all'ordine del giorno , per iniziare (almeno per chi se ne accorge) quei processi di cambiamento nello stile di vita.... per avere almeno un paracadute e rallentere il "tremendo impatto" che inesrabilmente si avvicina.
" E chi ha orecchie per intendere intenda "
Loris
Dal punto di vista dell'Ecosistema, cioè dell'Organismo cui apparteniamo, la catastrofe è in corso. Il prossimo collasso sarà in realtà l'arresto della catastrofe.
Quindi i catastrofisti sono coloro che prevedono e auspicano la continuazione dello sviluppo economico. Chi pensa ad un prossimo collasso è l'ottimista.
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