© F. Argonauta
Abusivamente o a norma di legge abbiamo costruito ovunque: dal Vesuvio alla valle dei Templi, dagli arenili alle scogliere a picco sul mare, dalle anse dei fiumi a quasi tutte la aree a rischio idrogeologico. Per dare prima, seconda e magari terza casa a tutti, per produrre, per trasportare, per stoccare e per vendere sempre di più abbiamo cementificato e asfaltato oltre ogni limite di buon senso. In Italia, come in Europa e nel mondo, gli ultimi 50 anni hanno visto esplodere la popolazione e con essa la cementificazione. Il dato è tristemente il seguente: il territorio è un bene finito che non aumenta mentre la popolazione è una variabile in crescita vertiginosa e con essa la cementificazione selvaggia. C’è un’unica via d’uscita: non rilasciare più concessioni edilizie a progetti che prevedano l’irreversibile occupazione di suolo naturale o agricolo. Serve subito una MORATORIA di qualche anno indispensabile per preservare un minimo di ecosistema per le generazioni a venire. L’industria edilizia durante questo periodo potrà utilmente concentrarsi sul recupero di aree industriali abbandonate, sulla ristrutturazione o ricostruzione della tanta, troppa, pessima edilizia degli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso, così come sul restauro dell’enorme patrimonio edilizio storico di qualità che il mondo intero ci invidia.
© F. Argonauta
Oppure possiamo andare avanti come ad oggi e lasciare definitivamente mano libera ai palazzinari senza scrupoli né giudizio. Figli e nipoti, però, ci malediranno
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1 commento:
Non so se arriveranno mai approvazioni/adesioni a questo appello per la moratoria edilizia.
Ma sono i Blog la maniera migliore per ottenere risultati tipo referendario ?
O sono piuttosto mezzi per comunicare , che ogni giorno trovano qualcosa di diverso da comunicare e distraggono l'attenzione sul precedente comunicato ?
Non so ancora. Comunque, per curiosità, senso del dovere, solidarietà, entusiasmo, testradaggine eccetera, ho accettato la sfida e ho posto nel settore "NOVITA'" dell'Assisi Nature Council lo stesso appello.
Risposte ?
Due , tutte e due affermative.
Che facciamo ora ?
Marisa
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