Energia e cibo: i due bracci della tenaglia demografica
Fino a poco tempo fa era stato possibile, grazie anche ai buoni uffici della demagogia vaticana e marxista, discutere la crisi energetica come un problema del tutto indipendente da quello della sovrappopolazione. Certo, era evidente anche per i cretini (ma non per i nostri furbissimi leaders catto-comunisti e catto-liberalii) che l’irruzione di 3 miliardi di cinesi e indiani sul mercato del petrolio e del gas avrebbe portato a un’impennata sempre più ingovernabile dei prezzi energetici e, quindi, dei prodotti ad alto contenuto energetico: cioè praticamente di tutti i prodotti. Ma erano problemi a medio termine che le dirigenze politiche e religiose (che vivono dovunque alla giornata e non sanno guardare mai oltre il loro naso, di solito incapace, diversamente da quello di Pinocchio, di allungarsi un po’ almeno dopo le bugie) potevano ignorare o rinviare sine die, come avevano sempre fatto.Un evento improvviso ha tuttavia accelerato l’impatto della crisi energetica sulla nostra vita quotidiana: e cioè la simultanea conversione delle sterminate colture americane e brasiliane di frumento, mais, sorgo, orzo, canna da zucchero, barbabietole e patate dall’impiego alimentare a quello energetico. Ciò ha portato a un’impennata dei prezzi d’innumerevoli generi alimentari, cui altre ne seguiranno a breve e cui la nostra classe dirigente ha saputo reagire, come sempre, solo con le sue trombonate politiche e giudiziarie: invettive e denunce contro i presunti “speculatori” responsabili dei rincari, invocazioni di controlli calmieristici e così via. Nonostante quest’ennesima dimostrazione d’inettitudine dei nostri reggitori, però, il rincaro dei generi alimentari che ci sta investendo e che non sarà certo scongiurato dalle chiacchere dei demagoghi, potrebbe offrire, ad una forza politica indipendente e coraggiosa, un’occasione preziosa per mettere nell’angolo gli arroganti negatori della questione demografica e costringerli a riconoscere che le due crisi drammatiche che attanagliano il mondo e lo spingono verso nuove guerre e nuove carestie – e cioè la crisi energetica e quella alimentare - sono solo i due bracci d’una stessa tenaglia, la tenaglia della sovrappopolazione, che sta stritolando l’umanità. La coperta delle invenzioni mirabolanti con cui la tanto lodata tecnologia cerca di soddisfare i bisogni del genere umano risulta sempre troppo corta per un basilare motivo, tanto semplice e chiaro quanto negato dai demagoghi della religione e della politica e dai loro camerieri della scienza accademica: e cioè che il corpaccio di questa povera umanità va crescendo di continuo e, se si copre la testa, restano scoperti i piedi mentre, se si copre il sedere, resta al freddo la pancia. Così la rivoluzione verde, che avrebbe potuto cancellare la fame dalla storia umana raddoppiando la produzione alimentare del Terzo Mondo in mezzo secolo, è stata vanificata dalla simultanea triplicazione di quelle popolazioni. E così oggi il tentativo di coprire la fame energetica con l’etanolo dei cereali e di altri prodotti agricoli porta a un’impennata dei prezzi alimentari e della nuova povertà nei paesi avanzati mentre condanna alla fame nuove moltitudini del Terzo Mondo stordite ma non certo sfamate dalle geremiadi cattocomuniste o catto-liberali.Tutte le tragedie del nostro tempo svelano ad ogni persona di buon senso la loro radice demografica. Certo questa radice è particolarmente chiara in campo energetico e alimentare: come dicevo in apertura, l’irruzione di 3 miliardi di Cinesi e Indiani nel mercato energetico ed alimentare sta producendo nei due mercati solo i primi sconvolgimenti, destinati a crescere esponenzialmente via via che lo sviluppo economico dei due giganti asiatici produrrà nuove centinaia di milioni di consumatori. E così l’Europa, che ha assicurato prosperità crescente alle sue popolazioni crescenti importando per 200 anni materie prime ed energie a prezzi di rapina dal Terzo Mondo, scopre ora che la cuccagna è finita e sente sempre più minate le basi del suo benessere dai giganti asiatici che, a loro volta, tentano di portare alla prosperità i loro termitai umani scimmiottando, con una massiccia fleboclisi di materie prime ed energie importate, il fallimentare modello europeo di benessere. Ma la coperta, in questo caso le risorse, sono sempre più insufficienti a soddisfare i bisogni dei molti miliardi di nuovi consumatori. Da qualche tempo molte cassandre si stracciano le vesti annunciando l’imminente peak oil, cioè l’inizio del declino della produzione petrolifera, come una sorta di catastrofe economica. Ma quello del peak oil appare oggi quasi una burletta in confronto al prossimo peak food, cioè in confronto alla crisi alimentare ormai incombente grazie anche all’accelerazione impressa all’impennata dei prezzi del cibo dall’illusione di neutralizzare la crisi energetica, cioè l’altro braccio della tenaglia demografica, mediante il trasferimento di molte colture agricole al mercato dell’energia. Del resto, come ho già ricordato altre volte, energia e cibo sono solo i due bracci principali della tenaglia demografica, che già da molti decenni inchioda milioni di esseri umani alla sofferenza in mille altri modi: dalla guerra alla disoccupazione di massa, dalla schiavitù infantile alle migrazioni disperate. Ma la crisi alimentare incombente offre ai politici intelligenti (se esistono) un’occasione per trovare vasti consensi mobilitando la gente (angosciata dall’alluvione immigratoria e dagli aumenti ingovernabili dell’energia e del cibo) sul tema troppo a lungo trascurato: cioè l’urgenza di disinnescare la bomba demografica e, con essa, l’incombente disastro europeo e planetario.
Luigi De Marchi
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